Partiamo dal presupposto che sono la più grande sostenitrice di una dieta a base vegetale da tutti i suoi punti di vista, per tutte le motivazioni per cui si sceglie di adottarla, che siano benessere animale, tutela dell’ambiente, motivi di salute o qualsiasi altra motivazione. 

Questo articolo non vuole essere minimamente una critica alla dieta, a mio avviso, migliore di tutte (nonché la mia), ovvero quella a base vegetale.

Infatti, questo articolo è rivolto a chiunque stia cercando di vivere una vita più etica (vegani e non) e di limitare il suo impatto ambientale. 

Ho intitolato così questo articolo perché nell’immaginario comune noi vegani siamo le uniche persone al mondo che consumano “cibi problematici”. Non è raro, infatti, che quando si dica di essere vegani, uno dei primi attacchi possa essere: “Hai idea di quanto inquinano i tuoi avocado?!”.

Potremmo soffermarci a parlare di quanto un avocado possa inquinare se messo a confronto con una bistecca, ma evitiamo. Il punto di questo articolo è proprio quello di capire che, effettivamente, ci sono dei cibi che sono più problematici di altri. E che c’è questa idea che questi cibi debbano necessariamente essere consumati solo da vegani.

Noi vegani siamo un problema? No. L’avocado lo mangiano tutti. Ma è anche vero che a volte nel cercare di variare il più possibile la nostra alimentazione (e questo è un bene, sia chiaro!) tendiamo a consumare alimenti che persone che mangiano ogni giorno petto di pollo ai ferri e insalata magari non consumano spesso.

Ora che ho chiarito che questo articolo non è rivolto solo a noi vegani ma a chiunque voglia seguire un’alimentazione più consapevole anche dal punto di vista etico, volevo concentrarmi sulle problematiche che alcuni cibi possono effettivamente creare.

Avocado

Il problema dell’avocado è che è diventato un frutto estremamente popolare. La richiesta di avocado è aumentata in maniera impressionante negli ultimi anni. E, come ogni volta che la richiesta aumenta, si sono venute a creare delle problematiche nella produzione.

Le piantagioni di avocado sono legate alla deforestazione. In Messico, alcuni agricoltori stanno radendo al suolo illegalmente foreste intere per piantare alberi di avocado. Per coltivarli serve anche moltissima acqua, che spesso viene recuperata da fonti d’acqua naturali deviate. Anche dal lato umano le piantagioni di avocado non sono degli ambienti particolarmente etici. Oltre al problema della coltivazione in sé, gli avocado vengono generalmente trasportati per migliaia di chilometri prima di arrivare a destinazione. La loro carbon footprint risulta infatti molto alta.

E quindi? Dovremmo smetterla di mangiare avocado? No. Fortunatamente esistono realtà come Sicilia Avocado che producono avocado nel nostro paese, in una piantagione etica e prevalentemente biologica. Scegliere qualcosa prodotto in Italia nella maniera migliore possibile, può essere una soluzione perfetta per continuare a consumare un frutto davvero speciale che, però, in alcune situazione può non essere la scelta eticamente migliore!

Cioccolato

Ecco qui un nostro caro amico che di certo non viene consumato solo da vegani. Il settore della produzione del cioccolato ha diverse problematiche, tra cui lavoro minorile, traffico di essere umani e deforestazione.

Nelle piantagioni di cacao in Costa d’Avorio e in Ghana, circa 2,1 milioni di bambini vengono esposti ogni giorno a condizioni di lavoro terrificanti. In media, i coltivatori di cacao guadagnano meno di $2 al giorno e spesso ricorrono al lavoro minorile. In Africa occidentale spesso i bambini vivono in povertà, quindi per necessità iniziano a lavorare nelle piantagioni, cercando di sostenere le loro famiglie. L’età media dei bambini che lavorano all’interno delle piantagioni è 12-16 anni, ma sono stati trovati anche bambini di appena 5 anni. Solitamente, lavorano anche dalle 80 alle 100 ore a settimana. Inoltre, un altro problema del cioccolato è che spesso per produrlo vengono distrutte le foreste pluviali africane.

In sintesi, se il cioccolato è fondente e quindi non include latticini, non significa che nessuno sia stato sfruttato per produrlo.

E allora, niente più cioccolato? No! Anche in questo caso esistono ottime alternative etiche e sostenibili. La cosa a cui prestare più attenzione è la catena di produzione: l’ideale sarebbe che fosse il più corta possibile. Un’altra cosa importante da controllare è che il cioccolato sia privo di olio di palma, che, a sua volta, è un alimento decisamente problematico (ma che non tratterò in questo articolo perché ne merita uno a parte che prima o poi scriverò!).

Quinoa

Negli ultimi anni la povera quinoa è stata additata in tutti i modi come uno degli alimenti meno sostenibili della storia.

Negli ultimi anni è stata pubblicata una quantità enorme di articoli che affermavano che l’aumento della domanda globale di quinoa aveva danneggiato le persone in Bolivia e Perù. Visto che il prezzo della quinoa è triplicato dal 2006 al 2011, questi articoli sostenevano che le persone più povere non fossero più in grado di acquistare la quinoa nei loro stessi paesi, quindi che fossero costrette a optare per opzioni meno nutrienti.

La situazione si è rivelata piuttosto complessa. Nel 2016 è stata pubblicata una ricerca che ha spiegato che la quinoa non era un alimento base delle tradizioni culinarie boliviane o peruviane. Sembra che fosse un’opzione marginale.

Al contrario, sembra che con l’aumento della domanda di quinoa, si sia ridotta la malnutrizione e che l’aumento del commercio abbia migliorato le condizioni di vita delle persone più povere nelle zone interessate.

Detto questo, ci sono dei fattori ambientali da prendere in considerazione. Oltre al fatto che la quinoa ha bisogno di essere trasportata per migliaia di chilometri, c’è da dire che l’aumento della sua domanda ha portato a un indebolimento del suolo dove viene prodotta. La terra prima veniva lasciata riposare, mentre adesso viene utilizzata immediatamente e gli allevatori hanno diminuito drasticamente il numero di lama che possiedono, per cui hanno a disposizione meno letame per fertilizzare il terreno.

E come possiamo fare? Cercare di moderare il consumo di quinoa e sceglierla fairtrade quando possibile!

Mandorle

I mandorli, proprio come gli alberi di avocado, hanno bisogno di tantissima acqua per essere coltivati. L’80% delle mandorle del mondo vengono coltivate in California che, come sappiamo, è un paese che non ha riserve d’acqua in abbondanza. Inoltre, i mandorli si affidano alle api per l’impollinazione. L’industria delle mandorle in California richiede circa 1,4 milioni di colonie di api. Queste colonie vengono importate in California appositamente per l’impollinazione e molte api muoiono a causa dell’esposizione ai pesticidi.

Anche in questo caso esistono alternative. In Sicilia abbiamo ottime mandorle! Se proprio non riusciamo a trovarle italiane, possiamo cercarle spagnole. L’opzione migliore sarebbe quella di scegliere biologiche, in modo da evitare l’utilizzo di pesticidi (e cercare di salvare le povere api). Detto questo, il latte di mandorla è comunque il latte vegetale meno sostenibile… scegliere quello d’avena è la soluzione più eco-friendly!

Questi sono solo alcuni dei cibi problematici che possiamo trovarci a consumare senza nemmeno pensarci troppo. Detto questo, penso sia importante ricordarci che nessuna alimentazione è perfetta da tutti i punti di vista. Tutto quello che possiamo fare è cercare di fare del nostro meglio per quello che è in nostro potere, senza diventare pazzi! Possiamo cercare di mangiare il più eticamente possibile, ma dobbiamo essere consapevoli che a volte non è possibile riuscire a rispettare tutti i nostri valori… e non dobbiamo colpevolizzarci per questo!

Se avete qualche dubbio o curiosità, potete contattarmi su Instagram. Sarò felice di rispondervi!

17 marzo 2021 — Vittoria Tomassini